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Immagine del redattoreRoberto Romano

Assistenza psicologica per gli iscritti? Parliamone, ma facciamolo bene.


Da sempre si fa un gran parlare del rischio di burnout associato al peculiare lavoro svolto dalle professioni sanitarie. Recentemente una ricerca indipendente, narrativa e quantitativa realizzata da Istud Sanità e Salute ha coinvolto 176 professionisti sanitari e fotografato il rischio burn out professionale.

I dati pubblici sul burn out dei professionisti sanitari già indicavano che un medico su due è in burn out (52%), mentre per gli infermieri lo è poco meno di uno su due (45%) – fonte: Sole 24ore Sanità, 2023-

Dalla ricerca “La vita dentro le organizzazioni sanitarie” di Istud Sanità e Salute emerge che il rischio di burn out è quasi nullo nella relazione tra professionisti sanitari e pazienti. Questo risultato è dovuto ad una innata propensione alla “cura” per chi sceglie di esercitare queste professioni, mentre il rischio di burn out si innalza a livello organizzativo per i carichi di lavoro, per le risorse scarse e soprattutto per l’assenza di “riconoscimento” del lavoro svolto, da parte delle organizzazioni.

OPI Firenze-Pistoia ha posto già da molti anni l'attenzione verso il fenomeno burnout, aprendo anche sportelli dedicati di ascolto psicologico rivolti agli iscritti. C'è da dire che negli anni di implementazione di questi servizi, in particolare tra il 2014 e il 2016, gli accessi da parte degli iscritti sono stati meno di una decina.

Ciò è verosimilmente dovuto alla grande peculiarità del servizio offerto e alla obiettiva scarsa propensione al riconoscimento del problema, come tale, da parte degli stessi infermieri. Riteniamo che l'Ordine, nell'ottica della massima tutela dei suoi scritti, debba adoperarsi affinché il disagio psicologico sia prevenuto ancora prima che curato. Questo si ottiene con un'azione sinergica con le aziende, con le parti sindacali e attraverso la formazione specifica dedicata agli infermieri nell’ambito del sistema ECM.

E altresì necessario lavorare in sinergia con l'Ordine degli Psicologi, con le aziende, con la Regione affinché la figura dello psicologo sia stabilmente inserita nei gruppi di cura, specie in setting particolari come quelli del fine vita, delle terapie intensive e dell'emergenza urgenza.

La mission dell'Ordine Professionale, anche in questo caso, deve essere quella di orientare le politiche a tutela della professione e dei professionisti, non limitandosi a fornire servizi spot che, seppure utili, finiscono per toccare il problema quando ormai è già tardi. Non è possibile, e neppure utile, lasciare agli infermieri l’onere di dover gestire da soli, rivolgendosi a sportelli creati a macchia di leopardo, il proprio disagio.


Roberto Romano

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